Memories

Le notizie degli attacchi terroristici a Mumbai mi hanno scosso molto. Non solo perchè si tratta di un ennesimo attacco terroistico ma soprattutto perchè è avvenuto nella madre terra India, doveho vissuto fino a un mese e mezzo fa. Mumbai non è stata una delle mie mete di visita ma ho letto Shantaram nei minimi dettagli e quei luoghi sono i più famosi della città. E’ così triste pensare che sia accaduto ciò in un paese che è la più grande democrazia al mondo, in cui verosimilmente ognuno ha la libertà di esprimersi e professare la propria religione. Ma non voglio parlare di politica, voglio solo ricordare tramite le parole, i mesi stupendi che ho vissuto laggiù.

Il ritorno alla frenetica vita occidentale non mi ha permesso di prendere il tempo necessario per riflettere e ripensare con dovuta calma ai miei amici, agli odori, ai colori e ai sapori con cui ho convissuto. Nei pochi momenti di calma e tranquillità, chiudo gli occhi e d è  come se si creasse un quadro in cui sento l’afa della calda estate di Delhi e la voce dell’omino che passava sotto casa al mattino a vendere la frutta e poi…E poi il quadro svanisce, gli occhi mettono a fuoco la vera realtà che mi circonda: Milano, i tram, le strade, l’asfalto, il grigiore dell’autunno e della crisi planetaria sui volti della gente. E poi ripenso ai sorrisi e alle voci squillanti di tutti quei bimbi che ho incontrato per strada, bambini vestiti di stracci o umili vestiti che mi osservavano quasi fossi un’aliena e poi sorridevano, sorridevano a tal punto che riuscivano ad illuminare le mie giornate. Porto con me spesso la loro felicità e gioia soprattutto nei momenti in cui mi lamento per un autobus che arriva in ritardo o perchè un esame  potrebbe non andar bene. Tutto questo diventa davvero inutile difronte alla povertà e alla fame, al caos e alla confusione in cui ogni giorno vivono i Dijin, gli abitanti di Delhi. E poi? Poi il Rajasthan, la terra dei guerrieri, dei palazzi dei Rajà e della città d’oro Jaisalmer che mi ha coinquistato. Il viaggio con i miei genitori, loro che per amore mi hanno raggiunto in luogo così lontanto da casa. Casa. Defence Colony con i suoi alberi sempre verdi e l’affetto dei miei vicini, Rajinder e Shabani. La piccola comunità di amici che mi ero creata in quel quartiere, in una città difficile e così inimmaginabilmente diversa dalla vecchia Europa. Ripenso a Varanasi e ai giorni trascorsi al Bal Ashram in compagnia di Amne e Luigi e diciotto bambini indiani orfani. Ammiro Camilla e Lorenzo,i due italiani che coordinano il progetto dell’Asociazione Anjali, perchè hanno saputo prendere una scelta coraggiosa e diversa.  E poi la religione, l’hinduismo, le file di gente in attesa di entrare al tempio, i fiori arancioni per le offerte, il volto di Ganesha(il mio dio preferito) e i profumi dell’incenso. I canti delle donne a Pushkar in onore di Durga che si sentivano provenire dal mandir sotto la collina. Le mie colleghe di lavoro,Gurpreeet Charanjit e Bharti, tre donne meravigliose che mi hanno insegnato e dato molto.  Tre persone che  rappresentano l’ ennesimo volto dell’India. Donne che lavorano duro, in alcuni casi hanno doppio lavoro, e credono nella famiglia. Una ragazza che ama l’Italia, che parla correttamente italiano e  sa benissimo cosa sia l’Occidente. Bharti che mi ha accolto nella sua famiglia e mi ha fatto conoscere sua madre e le sue sorelle, persone dolci, fantastiche che non scorderò mai.

India:  caos, confusione e complessità. Non ti riuscirò mai a capire completamente ma tornerò.

 “Come on, India’s not as bad as all that. Other side of the earth, if you like, but we stick to the same old moon.”  J.D.FORSTER- Passage to India

7 dicembre,08 at 11:20 am Lascia un commento

From Jammu Kashmir to Punjab: Je Mata Di!

Sabato sono esplose ben 3 bombe e altre 3 sono state trovate inesplose. I luoghi prescelti sono quelli più frequentanti della città. Karol Bagh dove vive Bharti, Connaught Place dove regolarmente sono andata a fare shopping, Statement House dove sabato scorso sono andata a comprare un libro per la tesi, G.K dove ho trascorso il mio sabato con Bharti e Dimple…L’ironia della sorte ha voluto che nessuno di noi fosse a Delhi questo weekend e questa è stata di certo la nostra salvezza. Non mi è mai capitato di stare in una città in cui sono esplose delle bombe, that is scary.

Dicevo, ironia della sorte, volontà divina, sabato ero a ben tre mila e passa metri d’altezza a vivere un’esperienza unica e speciale. Io, Bharti e sua sorella Dhimple siamo partite venerdì nel tardo pomeriggio alla volta di Ludhiana nel Punjab. Ovviamente l’inizio del nostro trip è stato piuttosto rocambolesco visto che stavamo per perdere il treno e dall’ufficio continuavano a chiamarci per alcune informazioni sulla prossima delegazione. Abbiamo preso un treno molto bello che fa pienamente concorrenza a Trenitalia(peccato che io dovrei provenire da un Paese Sviluppato mentre invece, ahimè, l’Italia quanto a rete ferroviaria fa proprio pietà…Ma questo lo sappiamo). Il viaggio è durato quattro ore ed è stato molto piacevole perché ho potuto ammirare il paesaggio circostante. Lasciata Delhi inizia la “campagna”, il Punjba è infatti una zona estremamente pianeggiante e verde che vagamente mi ricordava casa. Durante il tragitto ci è stato offerto di tutto: chai, merenda, succho al mango, dolci e cena! Incredibile!

Arrivate a Ludhiana ci siamo unite a 3amici di Dhimple e siamo andati a cena. Ho cercato di stare leggera e infatti avevo preso dei noodles. Finito il giro di portare orientali gli altri hanno ordinato altri piatti indiani…Uhm, proprio una partenza leggera! Ovviamente anche questa volta c’è stato qualche disguido col treno.  Essendo in una waiting list abbiamo perso il treno e quindi abbiamo preso quello di mezzanotte diretto a Jammu(pagando una specie di tangente per  fare in modo che tutti e sei potessimo salire). Nell’attesa del treno ho potuto assaggiare il famoso paan, il dolce digestivo indiano…Che è molto digestivo ma tanto per cambiare pesantissimo!

Saliti sul treno abbiamo preso posizione nel nostro “ scompartimento”.  Ognuno aveva una cuccetta ma non c’era nulla che ci divideva dal corridoio in quando anche lì ci sono dei posti per dormire.  Tra una risata e una mossa di contorsionismo per entrare nel nostro “letto” ci siamo messi a dormire quando….Nel bel mezzo di un sogno la luce si accende, inizio a sentire odore di spezie e un sacco di cicaleggi in hindi…Oh my god, erano le tre di notte e Romy, uno dei ragazzi, si è messo a mangiare!!!! Incredible.  Senza parole e con un bel sorriso mi sono rimessa a dormire visto che ci avrebbe aspettato una tranquilla camminata di 12Km in montagna e volevo essere fisicamente pronta per compierla.

Jammu è la capitale dello stato del Jammu-Kashmir. Non mi dilungo in eventi storici ma come è noto non è una zona molto safe perché è al confine col Pakistan e perché ogni tanto c’è qualche bomba. Per sicurezza i cellulari non funzionano e quindi per un giorno intero ho fatto rimanere in ansia mamma e papà….Ma in realtà non c’è nulla da temere perché ho potuto visitare un luogo davvero paradisiaco e ne è valsa davvero la pena.

Vaisnhu Devi è un luogo molto sacro per gli indiani, percorrendo un tragitto di 12km in montagna si arriva a più di 3300 in un tempio dentro alla montagna dedicato a Shakti e alle divinità femminili. Per poterci andare in realtà bisogna essere stati chiamati da Durga. In due siamo stati convocati da Durga, io e un altro mio compagno di viaggio. Io ho sognato un cucciolo di tigre e un serpente. La tigre è il simbolo di Durga mentre il serpente di Shiva. Lo yatra è molto impegnativo e chi lo intraprende spontaneamente recita “Je mata di”. Percorrendo la strada irtuosa che conduce al mandir si incontrano persone di tutte le età, molti anziani che si reggono a fatica, gente sul pony o su delle lettighe in legno.  Ovunque c’è pieno di scimmie che cercando di porre delle insidie alle persone che intraprendono il percorso. Si diceche se una scimmia ti ferma vuol dire che  non dovevi intraprendere il tuo viaggio. I panorama è splendido e molto diverso dalle nostre montagne. A più di tre mila metri si trovano piante, fiori e tantissimi animali. La natura è davvero rigogliosa e per gli indiani questo è un dono di Dio.

Al nostro arrivo al tempio abbiamo fatto una doccia con l’acqua ghiacciata del Gange e come vuole la tradizione abbiamo cambiato  nostri vestiti. Bisogna nfatti indossare un abito nuovo una volta che si arriva lì. Le raffigurazioni di Durga si trovano all’interno del tempio, in realtà si tratta di tre pietre che simboleggiano Kali, Durga and Lakshimi. Il guru che era all’interno mi ha visto e mi ha voluto spiegare cos simboleggiano e mi ha fatto un tikka sulla fronte.

Lo yatra non è completa finchè non si raggiunge il tempio che si trova ancora più in altro ed è dedicato a Shiva. Abbiamo preso dei cavalli e tra una risata e l’altra lo abbiamo raggiunto. Davanti a noi c’era un tramonto splendido e solo il verde dela giungla. Wow.

Siamo scesi a Katra in cavallo ed è stato molto divertente ma anche traumatico. Il mio fondoschiena sta ancora accusando della nostra cavalcata notturna.  La luna splendeva piena nel cielo e ancora tante persone iniziavano il percorso al buio e armati di grand forza gridavano a squarcia gola: Je mata di! Il ritorno è stato molto più traumatico dell’andata perchè andare a cavallosu un cuscino al posto della sella non è proprio comodo.

Distrutti e stanchi siamo tornati nella nostra bettola e abbamo mangiato del sano cibo indiano per riprenderci dalle fatiche. Il giorno seguente abbiamo distribuito del cibo a 9 bambine perchè anche questo fa parte della tradizione(Durga infatti viene rappresentata con le braccia di 9 persone che sono le se manifestazioni)e abbiamo ripreso la nostra super jeep per scendere a Jammu. Il paesaggio è molto bello, si attraversa una vallata in cui scorre la Ganga e  il paesaggio è decisamente aspro. Non ci sono case o villaggi, qua e là si vedono dei sadhu che camminano o delle donne con delle bors in testa e ovviamente miriadi di scimmie.

Dopo un’oradi viaggio siamo scesi a Jammu e siamo andati in stazione. Nelle strade della citta c’è molta polizia e parecchi posi di blocco come in tutta la regione del resto. Abbiamo preso il treno per Amristar e nel tragitto ho avuto modo di assaggiare nuovi stuzzichini indiani e nelle quattro ore di viaggio abbiamo avuto modo di parlare delle nostre religioni. La cosa buffa è che eravamo quattro persone: un sikh, due hindù e una cristiana cattolica(che a volte si scorda di essere una cristiana esemplare). Poi per digerire il cibo ho pensato di dare dimostrazione delle mie capacità acrobatiche e abbiamo fatto delle mosse di yoga in treno.

Siamo arrivati ad Amristar verso le sett di sera e ci siamo diretti al nostro ostello vicino al Golden Temple. La città è estremamente inquinata e l’aria è proprio irrespirabile. L’approcio con la città per me è stat piuttosto difficile perchè mi sono sentita un’aliena. In Punjab, soprattutto ad Amristar, la gente è molto conservativa e quando siamo andati a cena tutta la gente del ristorante mi guardava e squadrava da capo a piedi!!! E’ stata davvero una situazione imbarazzante e questo forse mi ha fatto piacere meno la città. A parte questo piccolo inconveniente siamo stati al Golden Temple, il tempio tutto d’oro dedicatoal sikhismo. La gente pregava, si bgnava nel lago circostante e in molti preparavano a dormire lì. Quando l’ho visitato i guru stavano recitando delle preghiere e stavano pulendo tutto gli interni e le porte con il latte. Ogni sera avviene la stessa cosa e dopo aver fatto ciò mettono a dormire il libro sacro per i sikh.

Stanca ma estremamente soddisfatta di questo viaggio sono tornata a Delh con Bharti e Dimple sotto una forte pioggia monsonica. Tornare a Delhi è come tornare a casa e mi sono fermata per un po’ a casa di Bharti a chiaccherare con sua mamame e sua sorella. Sono davvero delle persone speciali e dolci con me. Sono davvero felice di aver trovato delle buone amiche..Anzi come si dice in India, delle ottime cugine!

 

17 settembre,08 at 11:13 am 1 commento

Restare o andare?

Qs è stato il quesito che ha assillato e continua assillare la mia mente da qualche giorno. Purtroppo, usando la ragione, sin dal primo momento in cui mi è stato proposto di rimanere, sapevo che ciò non era possibile. Gli ultimi esami e la retta della Cattolica mi aspettano ma da buona sognatrice ho ipotizzato a tutte le soluzioni per poter rimanere fino a dicembre. Purtroppo la risposta è univoca e quindi credo, temo che il 5 ottobre dovrò prendere l’aereo per tornare a casa. E se invece quell’aereo non lo prendessi?E se decidessi di ritornare in Italia a dicembre? Who  knows…Future will tell.

Settimana positiva forse perché il clima sta lievemente cambiando, fa caldo certo ma l’umidità è diminuita e ha piovuto solo sabato notte. Sabato ho trascorso una bellissima giornata con Bharti. Non pensavo di trovarmi così bene con lei perché in ufficio non c’è mai tempo per dilungarci troppo in chiacchere(ma appena è possibile nessuno ci ferma!). Sua madre aveva cucinato per un esercito e mi ha riempito di cibo. Riso con lo zafferano e nutrella, riso e fagioni alla panjabi, parada e lady fingers e crema di yogurt e cetrioli, dolce di riso indiano, sweet lassi, gelato di mango infine mango. Oh my god, più dicevo stop più mi servivano del cibo che era buonissimo ma che purtroppo non sapevo più dove mettere. Non contenta mi ha anche dato del cibo da portare a casa. E’ molto curioso notare come in India la principale preoccupazione sia il khana, cioè il mangiare. Tutti mi chiedono cosa mangiano e si preoccupano se dico che ho mangiato della frutta….”Only fruit? Oh no good, I cook for you! “ Per non parlare di tutte le volte che la mamma di Rajinder mi prepara del cibo a sorpresa e che non posso rifiutare!

Oltre al cibo, con Bharti mi sono dedicata allo shopping. La sua famiglia fa vestiti, bellissimi per altro, lei nel tempo libero inventa i modelli. Così entro mercoledì sarà pronto il mio panjabi di seta che non vedo l’ora di mettere per andare in ufficio!!!!Nel pomeriggio siamo state a G.K, il mercato più bello di Delhi e ho comprato dei bangles, i bracciali colorati che mettono le ragazze indiane. Per concludere siamo state in un beauty center. Le donne indiane tengono molto al loro aspetto e alla loro bellezza, così non ho potuto sottrarmi e mi sono fatta fare la manicure. Anche qui, la scelta del colore dello smalto è stato un affare di stato perché io avevo proposto un semplice color naturale ma l’estetista mi ha guardato inorridita e mi ha proposto un fantastico violetto-perlatino-glitterato. Nun se poteva vedè!Così le ho proposto un bordeaux, niente da fare, questa mi sfodera un rosino, inorridisco e finalmente riusciamo ad accordarci su un rosso fiammante. Dopo diverse prove si convince che era il colore migliore perché ho la pelle bianca mentre i colori che mi aveva proposto erano adatti a delle indiane visto che hanno una carnagione più scura!

Questa settimana ho fatto amicizia con Suman, la ragazza nepalese che lavora dalla signora del primo piano. E’ davvero molto dolce e simpatica, tra l’altro parla molto bene inglese e alla sera viene da me, dopo il suo lavoro, ad insegnarmi a leggere e scrivere hindi. Charanjit infatti mi ha regalato un quaderno che usano i bambini indiani per scrivere e pian piano sto in qualche modo imparando a leggere e a pronunciare le lettere. Certi suoni sono molto diversi dai nostri(ad esempio ci sono quattro suoni di t diversi!) e la mia pronuncia provoca molta ilarità ai miei interlocutori e a Suman in primis. Ogni giorno viene a trovarmi e chiacchieriamo molto, mi aveva invitato a un tempio nepalese ma nei prossimi giorni dovrò seguire la delegazione siciliana e quindi purtroppo non posso seguirla.

Ieri è arrivata la bolletta della luce. Questo è stato motivo di gossip tra i vicini. Il postino ha consegnato le lettere e tutti si sono ritrovati in strada sotto gli alberi a leggere le proprie bollette. Tutti chiedevano agli altri quanto avevano speso e quanto era arrivata, ovviamente anche a me è stato chiesto e siccome avevo speso meno di tutti Rajinder mi ha detto che a settembre pagherò il triplo, dont worry. La bolletta più cara è arrivata a lui. Era molto divertente assistere a questa scena perché in Italia si parla poco di conti e di denaro, qui invece tutti sanno tutto di tutti compreso quanto si guadagna e si spende ma si sta bene ugualmente! Sempre in tema di money, sono riuscita a rivendere le cose che avevo comprato cioè le casse per l’ipod, il secondo impianto di aria condizionata, i piatti e alcuni accessori per la casa. Alcune cose le consegno quando parto mentre l’aria condizionata la darò il prossimo weekend. Sono contenta, almeno sono riuscita a recuperare parte delle mie spese senza perderci troppo.

Questa settimana arriverà la delegazione dalla Sicilia, Non so ancora bene cosa mi aspetta ma di certo questo evento mi incuriosisce. Speriamo di essere all’altezza della situazione e di non diventare rossa in viso per la vergogna.

What else….Sto preparando l’arrivo di mamma e papà. Spero non rimangano troppo scandalizzati da questa India ma sono certa che, dopo i primi giorni di ambientamento, si troveranno molto bene soprattutto a mercanteggiare con gli indiani e a conoscere questa splendida cultura.

 

 

 

 

1 settembre,08 at 3:37 am Lascia un commento

Arranged wedding or love wedding?

Questa è la domanda che spesso mi viene posta dalle mie college indiane quando racconto loro della mia famiglia.  Nel 2008 in India i matrimoni sono ancora combinati mentre quelli d’amore sono accolti di buon grado ma sono meno frequenti. Questo già si sapeva ma ciò che mi ha sconvolto è che per le ragazze indiane questo sia considerato come un fatto normale e che soprattutto non siano contrarie a un matrimonio combinato. In questi giorni ho avuto modo di parlare molto con Bharti una delle mie colleghe e mi spiegava come la sua famiglia sia alla ricerca di due mariti per le sue sorelle e che tra poco toccherà a lei. Io mi sentivo dispiaciuta per lei mentre invece lei stessa mi ha detto che un matrimonio combinato è meglio: non conosci tuo marito e quindi hai tutta la vita per conoscerlo! E’ chiaro che questa “filosofia” sia poco comprensibile per un’occidentale ma capisco i loro punti di vista. Se dopo averlo conosciuto non funziona allora si può divorziare; il concetto conoscere comprendere anche il significato biblico e quindi se dopo la prima notte di nozze le attese non sono proprio quelle sperate, allora la moglie ha tutto il diritto di divorziare! La ricerca del perfetto marito inizia dai vent’anni in avanti, entro i ventotto anni è meglio che una ragazza sia già sposata altrimenti perde ogni possibilità. Gli incontri avvengono per conoscenza( il famoso” ah ti devo presentare mio nipote”) fino a ricorrere agli annunci di matrimonio che qui in India vanno per la maggiore( sì, proprio quegli annunci che da noi usano i casi umani). Le famiglie si incontrano e c’è la possibilità di dire alla propria madre che il ragazzo non piace per quindi cercarne un altro ma fino al giorno del matrimonio i due nubendi non trascorrono alcun momento assieme. Mentre sentivo questo, pensavo che ovviamente da noi ciò non sarebbe possibile. Pensavo immaginavo a tutti i possibili pericoli derivanti dallo sposare un estraneo: un tossico? Un maniaco? Un ubriacone? Un fallito? Evidentemente agli indiani questi problemi non toccano molto. Pur avendo disquisito molto su questo aspetto della cultura indiana, ho ammesso che non ero riuscita a convincermi del vantaggio di sposarsi con uno sconosciuto benché questi matrimoni funzionano(come nel caso dell’altra mia collega indiana, Charanjit).  Il matrimonio indiano dura almeno una settimana, la gente magna, beve, balla e canta e generalmente la gente non vede l’ora di andare a un matrimonio perché sono dei gran eventi.

Sempre per entrare più nella cultura indiana, in questi giorni, complice l’assenza della boss, abbiamo visto degli spezzoni dei film di Bollywood, i  film di quattro ore indiani. In effetti sono molto belli e i balletti splendidi. Il problema è che gli indiani sanno a memoria le canzoni e quindi appena sentono alcune note cantano a squarcia gola e a volte chiamano dei numeri per sentire la musica e cantarla mentre siamo in ufficio. Pradeeb il nostro tuttofare oggi ha passato delle ore al telefono ad ascoltare queste musichette e a ballare…Sì in effetti in questi due giorni la situazione era un po’ degenerata e l’ufficio era più indiano del solito ma mi sono divertita molto. La scena più bella è stata quando nel bel mezzo di un bel chai con biscotti, è entrato un italiano di un altro ufficio e ci ha colto proprio con la bocca piena di dolci e in pieno dolce far nulla…..Per fortuna che non si è accorto che ero italiana e mi ha parlato in inglese! In realtà c’è parecchio da fare, la CGIL Lombardia è qui a Delhi(a fare non so cosa)e stiamo organizzando due delegazioni dalla Sicilia che vengono a settembre e una di Padova che arriverà a Ottobre.

Giusto per immergermi sempre più nella vita indiana, ultimamente sto frequentando molto il mio quartiere e ho conosciuto molti vicini. In realtà tutti sapevano già vita morte e miracoli della sottoscritta perché le voci qui girano in fretta. Lunedì sono tornata a casa e ho sentito una macchina che mi suonava proprio mentre stavo per aprire il mio cancello. Si apre la portiera ed esce Rajinder il quale mi dice che finalmente era sera. Aveva passato tutto il pomeriggio in macchina(accesa) per stare al fresco dell’aria condizionata con i suoi due amici: il sikh e il suo socio che vende mobili. La Scena mi ha fatto molto ridere e ho pensato che solo qui avrei potuto viverla! I due nonnetti sapevano dove lavoravo e mi hanno subito chiesto se all’ambasciata d’Italia servono dei mobili perché loro potrebbero farmi dei grandi sconti.

L’altra novità è che ho finalmente una ragazza che viene a fare le pulizie due volte a settimana, in un’oretta riesce a pulire tutto. Non ne avevo bisogno ma anche qui si è aperto un vero e proprio caso diplomatico. La scorsa settimana nel tornare a casa vedo che davanti a casa c’era un gruppetto di persone davanti aal mio cancello e e Rajinder in testa.  Ovviamente sono stata placcata e si sono aperte le trattative per la house-keeper.  Shaveda voleva lavorare a tutti i costi ma io non ero molto in vena di mercanteggiare e quindi non ho molto insistito per volerla. Gli altri nonnetti(gli stessi della macchina) dicevano che essendo una straniera sapevo arrangiarmi e un altro con l’amica e la sorella della ragazza in hindi secondo me stavano dicendo che avrei dovuto pagarla di più. Mi sono sentita un po’ in colpa e così domenica l’ho richiamata ed è venuta a casa mia. Abbiamo un po’ parlato a gesti perché parla solo Bengali o Hindi e poco inglese. Ho tentato di parlare un po’ in hindi usando il mio dizionarietto e vagamente ci siamo capite ma ovviamente Rajinder, il capo quartiere(così definito da mia cugina e Luigi), ci ha aiutato. Oltre alle pulizie lei fa anche degli ottimi massaggi di un’ora e mezza al modico prezzo di due euro e mi ha promesso che mi cucinerà il pesce come fanno a Kolkata.  Quando le ho dato la mia scopa per pulire mi ha guardato inorridita. In India infatti per pulire si usa uno scopino che si chiama jaru e c’è in tutte le case. Le ho detto di andare a comprarlo ed era troppo felice di questo, continuava a sorridermi. Ovviamente durante il massaggio mi ha chiesto da dove venivo, cosa facevo, se ero sposata e chi erano i bambini nelle foto. Le ho detto che erano i miei nipoti e ha detto che sono molto sundar, cioè belli.

Anche la mia conoscenza della cucina itndiana sta migliorando. Finalmente ho imparato a cucinar e bene il riso pulao, a cucinare il paneer e a produrlo! Sono davvero felice di poter fare il paneer(il formaggio) in casa  anche perché è il mio piatto preferito!!!

Sabato sono stata invitata da Bharti a casa sua, lei abita a Karol Bagh è nella parte nord di Delhi a quasi 20km da casa mia. Sono molto contenta di andare anche perché la sua famiglia ha un negozio di tessuti con il sarto che fa i vestiti su misura. Conosco quella zona perché sabato scorso sono stata all’University fo Delhi per fare delle ricerche per la tesi. Lì mi ha accolto il prof.Kaul ed è stato molto gentile con me. L’esperienza dell’università è stata interessante. Il campus è davvero grande e il quartiere è pieno di studenti che a volte mi guardavano stupiti perché di stranieri non ce ne sono molti. La Facoltà di legge, come le altre, è molto esotica è in mezzo a tanti alberi, ci sono dei chioschi dove si mangia e la struttura è un po’ vecchiotta.  Gli interni ricordano le università negli anni ’50, grandi mobili di legno chiaro e delle enormi ventole che girano per mitigare il caldo soffocante. Il bibliotecario è stato molto gentile perché mi ha dato libero accesso alla raccolta immensa di libri(ho scoperto che si studia anche hindu law!)ma anche in questo caso ho dovuto farmi capire a gesti perché era stupito che io non parlassi hindi! La cosa più divertente è che i libri si comprano… Sotto gli alberi!!!!In India si fanno tanto cose sotto gli alberi : si va dal parrucchiere, si fa la pipì, si vendono i libri, ci si abita, si vendono le ceste, si dorme… Big business under the tree!

Sono qui in India da  poco più di un mese e mi pare che il tempo sia volato. Ho ancora tante cose da scoprire e da visitare. Il lavoro mi impegna parecchio ma a fine settembre finalmente avrò una meritata vacanza in Rajastan con mum and dad.

Mi sento lontana anni luce dall’Italia. Vedere dei marciapiedi fatti di terra, delle mucche per strada o andare in giro solo con i tuc tuc mi sembra più che  normale, ciò mi fa’ sorridere certo ma mi sembra così naturale che se chiudo gli occhi fatico ad immaginarmi come sia la vita a Brescia o a Milano. Con questo non voglio dire che mi sia dimenticata delle persone importanti. Non c’è momento che non pensi alla mia famiglia e ringrazio i miei genitori e avermi dato la possibilità di essere qui pur sapendo che non è facile accettare di avere un figlia un po’ pazza. Penso ai miei dolci nipotini e so che stanno crescendo e che amerebbero vedere tutti gli animali che ci sono qui; speri che un giorno anche loro vengano quaggù per rendersi conto di come è bello e vario il mondo. Penso che forse avrei dovuto fare una vacanza al mare per rilassarmi e studiare ma poi mi rendo conto che io sono un po’ così e che una vacanza al mare sotto l’ombrellone non fa’ per me e che mi piacciono le strade in salita. Penso alla mia bellissima sorella che è in Africa e che avrebbe apprezzato l’India quando Luigi e Amne hanno fatto. Penso a loro e hai momenti belli vissuti assieme, alla parte di India che ho scoperto con loro e che io ho fatto scoprire a loro.

Chalò!

 

 

28 agosto,08 at 4:00 am Lascia un commento

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